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| ristrutturazione del palazzo dell'Arengario di Milano: soluzioni architettoniche innovativefoto architetturaSiamo al pianterreno: qui dove ora si entra nel cantiere c’è il colonnato che diverrà la biglietteria che darà ingresso all’area museale, ricavata quasi interamente restaurando le grandi sale del progetto originario. Dalle foto potete vedere che la facciata esterna è stata restaurata, ma conservata intatta e che i serramenti sono stati sostituiti ma sono perfettamente funzionanti. Passeggiando per il centro la sera si potranno vedere le finestre illuminate da una tenue luce azzurrina, che dovrebbe contribuire al fascino di piazza Duomo e Piazza Diaz. All’interno, per aumentare lo spazio espositivo, le finestre sono invece oscurate con strutture mobili, che voi osserverete coperte dai pannelli che sostengono le opere. I pavimenti dell’intera struttura, come vuole la moda del momento sono in vetroresina. Quando la struttura sarà operativa gli accessi alla struttura saranno due: quello che abbiamo appena descritto, e un secondo ingresso che porta alle aree aperte al pubblico, che si apre direttamente su piazza Duomo. Da questo secondo ingresso si accede alle aree commerciali e a quelle di libero accesso della struttura: la parte che ha subito l’intervento ricostruttivo più radicale. Al piano terra, sulla destra, sarà ospitata una ricca libreria, mentre al centro vedrete aprirsi la passerella di quello che gli uomini di cantiere chiamano il cactus: descrizione tanto azzeccata che penso diverrà un nome ufficiale per questa elegante e originale soluzione architettonica. Si tratta di una passerella, circondata da una struttura di metallo e vetro che si apre sulle salette di esposizione libera. Con generosità il comune di Milano ha deciso di esporre nella più grande di queste sale il celebre dipinto “quarto stato” che sarà quindi disponibile anche a chi non voglia visitare il museo a pagamento. Una curiosità: date le imponenti dimensioni di questo quadro è stato necessario prevedere un percorso d’ingresso appositamente pensato: l’apertura che ora vedete nella foto è funzionale a questo scopo: una volta sistemato in sede il dipinto verrà chiusa con una parete mobile, che potrà essere riaperta se si presentasse l’esigenza di un restauro o di un nuovo trasferimento. Dal momento che le sale storiche hanno un’altezza doppia rispetto a quella prevista dell’architettura contemporanea qui i piani si raddoppiano per dare spazio agli uffici e ad altre aree di servizio. Dal primo piano possiamo anche osservare i bovindi che dovrebbero valorizzare la vista sul lato che dà verso palazzo reale. Anche le finestre che guardano su piazza Duomo sono state valorizzate, ma il panorama migliore lo si gode indubbiamente dal ristorante, collocato all’ultimo piano del palazzo dell’Arengario. Beh, a dire la verità dal tetto… Ma lì, a lavori finiti, non si potrà più salire se non per la manutenzione. Un altro punto panoramico, sul lato di piazza Diaz è la passerella che metterà in comunicazione l’arengario con le sale di palazzo reale cedute alla mostra degli artisti del novecento: dove ora si vede la passerella si aprirà l’accesso. Se salite con le scale mobili tenete il naso in su: lì è stato sistemato un soffitto che ha una storia: realizzato da Fontana nel 1956 per un albergo dell’isola d’Elba rischiava di sparire in una ristrutturazione: fortunatamente in intervento del ministero dei beni e delle attività culturali lo ha salvato, ed ora il comune di Milano lo ha ottenuto in comodato. La vista del soffitto sarà quindi un primo invito alla sala dei “concetti spaziali”, del museo, che ospiterà anche una delle più complete collezioni di Fontana. Due curiosità: nel palazzo dell’arengario è stata girata una scena del film “i girasoli” con Sophia Loren e Mastroianni: la scala da cui Giovanna scende ora è stata demolita. Nella sala delle colonne si trova un affresco, definito di nessun interesse. Verrà comunque conservato intatto, anche se coperto con i pannelli di allestimento: mi piacerebbe proprio sapere cosa diranno tra qualche secolo quando “scopriranno” l’affresco … Un bel lavoro è anche un lavoro sicuro: e molta attenzione è stata posta alla sicurezza del cantiere dell’Arengario dove centinaia di persone hanno lavorato, alternandosi, per anni. Entrare nel merito sarebbe certamente interessante per gli addetti ai lavori, ma è un’latra storia, però date almeno un’occhiata a questi ponteggi e al modo in cui sta lavorando la restauratrice: sono cose che ci piace vedere! galleria fotograficaCLICCARE SULLA FOTO PICCOLA PER VEDERLA INGRANDITA, CLICCARE SUL BOTTONE DI RITORNO DEL BROWSER PER RITORNARE ALLA GALLERIA FOTOGRAFICA
Testo di Alda Bellonzi
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